1 Maggio: Santa Messa concelebrata da Don Francesco Pesce

Cari tutti,

in occasione del 1 Maggio, su segnalazione di Don Francesco Pesce, Vi segnalo la Santa Messa da lui concelebrata nella Solennità di San Giuseppe Artigiano (nell’allegato trovate le modalità per seguire on-line).

Di seguito alcune riflessioni di Don Francesco sul tema  del lavoro in una economia sostenibile

Un caro saluto

Alessandro Rizzo

Referente FCAPP Roma

osare trasformare in sofferenza personale

I vescovi italiani nel Messaggio per la festa del Primo Maggio, sul tema “Il lavoro in un’economia sostenibile” hanno indicato tra l’altro tre linee guida che possono risultare decisive nel futuro prossimo. “Costruire un’economia diversa è l’unica via che abbiamo per salvarci”. “Ridare forza e dignità al lavoro”. “Avere il coraggio di guardare alla schizofrenia del nostro atteggiamento verso i nostri fratelli migranti”. Sono tematiche coraggiose in questo contesto di pandemia, e superano sia approcci elitari sia visioni fondamentaliste anche di un certo cattolicesimo distorto, dimentico del vangelo, attento solo a difendere propri interessi. Vorrei riflettere su tutto questo a partire da quello che il Predicatore della casa pontificia Padre Cantalamessa ha detto pochi giorni fa: “Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano. È questa la “recessione” che dobbiamo temere di più.” (Predica del Venerdì Santo)

Per evitare questa recessione noi abbiamo una bussola che è la Dottrina sociale della Chiesa, in particolare oggi la Laudato Sì già entrata di diritto nella storia del pensiero.

Nella Laudato Si’ la crisi ecologica viene descritta come l’evidenza più grave di una crisi di civiltà: «ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale».(n.114). In tutta l’Enciclica questo concetto viene ripetuto molte volte.

E’giunto il tempo di superare due concezioni che in gran parte fondano il nostro umanesimo contemporaneo e il nostro approccio economico. Una concezione dell’antropocentrismo che teorizza il dominio della specie umana su tutte le altre specie; una concezione della scienza e della tecnologia ridotte a servire solo l’uomo. E’ una “deviazione” dice Papa Francesco; oltre che provocare squilibri sempre maggiori agli ecosistemi, tutto questo ha accresciuto velocemente e grandemente le ingiustizie sociali. Purtroppo anche nella nostra regione Lazio se ne vedono le conseguenze.

Papa Francesco punta il dito verso:” Il principio della massimizzazione del profitto, una distorsione concettuale dell’economia”. (n. 195) Una economia finalizzata esclusivamente alla crescita, non ha funzionato, la crisi ecologica e sociale cresce, le risorse non sono illimitate. Con coraggio profetico afferma:” è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo” (n. 193). Si tratta di una diminuzione dei consumi di risorse della terra da parte delle nazioni che hanno di più, a favore di chi ha meno.

Il lavoro è un fattore determinante anche a questo proposito. Guardiamo con fiducia al progetto della Regione Lazio di incrementare la collaborazione tra pubblico e privato, di favorire una maggiore sinergia tra i Centri per l’Impiego non solo tra loro, ma anche con la Regione e con il Ministero.

La Chiesa ricorda di non dimenticare il contesto sociale in cui il lavoratore, la singola impresa vivono.

Nel contesto sociale anche della nostra regione, parte fondamentale sono i migranti; qui lo sforzo da fare è tutto culturale. Già nel Libro del Levitico si descrive il contrasto tra l’accampamento e i lebbrosi, potremmo dire oggi tra il nostro sistema economico, sociale consolidato e il fenomeno migratorio. Non si può consentire la promiscuità tra chi è fuori e chi è dentro l’accampamento; questo per me è il dato che emerge; e non è un bel quadro. Una esclusione dal sistema di milioni di pietre scartate; una esclusione profonda non più tollerabile.

Vorrei tornare infine alla Laudato Si’: ”L’obiettivo è […] di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo…” (LS, n. 19).

Prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale è una espressione commovente e straordinaria; è una vocazione, la nostra; è servire l’uomo concretamente, è per noi cristiani partecipare.