La priorità dell’evangelizzazione e il ruolo dei laici sono le idee principali che collegano la nuova Costituzione apostolica che governa la Curia romana al Concilio Vaticano II
La Costituzione apostolica Praedicate evangelium, che governerà la Curia romana, è stata pubblicata sabato 19 marzo. La nuova Costituzione Apostolica è in vigore da ieri, domenica 5 giugno, e sostituisce la precedente di Giovanni Paolo II, “Pastor Bonus”, promulgata nel 1988. A sua volta, Papa Wojtyla aveva sostituito con questa la precedente costituzione apostolica “Universi regimini Eccleasiae”, promulgata da Paolo VI nel 1967.
Il testo mette in forma sistematica il percorso di riforma che ha avuto origine nelle discussioni precedenti al conclave del 2013 e che è già stato in gran parte attuato negli ultimi nove anni.
Va ricordato che la nuova costituzione giunge al termine di un processo quasi totalmente già attuato durante il pontificato di Francesco. Infatti, il “Praedicate Evangelium” istituzionalizza cambiamenti che per la maggior parte sono già avvenuti.
RIFORME ECONOMICHE E FINANZIARIE
La prima di queste è stata l’istituzione nel 2014 del Consiglio per l’Economia, con il compito di sovrintendere alla gestione economica e di supervisionare le strutture e le attività amministrative e finanziarie dei Dicasteri della Curia romana. Il Consiglio per l’Economia è composto da quindici membri, di cui otto scelti tra cardinali e vescovi per rispecchiare l’universalità della Chiesa, e sette esperti di varie nazionalità con competenze finanziarie e riconosciuta professionalità. Il Consiglio ha un proprio ufficio per coordinare le attività.
Allo stesso tempo, Francesco ha istituito la Segreteria per l’Economia, che è il Dicastero della Curia romana incaricato di coordinare gli affari economici e amministrativi della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. È un organo di controllo e di indirizzo che supervisiona tutte le attività della Curia romana e approva i bilanci dei singoli dicasteri. Tenendo conto di quanto stabilito dal Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia è responsabile del controllo e della supervisione economica delle Entità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e dell’attuazione delle politiche e delle procedure relative agli acquisti e all’appropriata allocazione delle risorse umane.
Alla Segreteria per l’Economia verrà ora trasferita anche la competenza sul personale, che finora era di competenza della Segreteria di Stato.
Ricordo alcune innovazioni in materia finanziaria introdotte dal Praedicate Evangelium, come il fatto che le operazioni finanziarie di investimento devono passare attraverso lo IOR o che gli stessi investimenti, se superiori a 500 mila euro, devono essere approvati dalla Segreteria per l’Economia (con la pandemia la soglia è stata abbassata a 100 mila euro).
E un accenno va fatto anche alla natura e alla missione della Commissione per le questioni riservate, istituita nel settembre 2020 come previsto dal cosiddetto “Codice degli appalti”, una nuova normativa che regola tutti gli acquisti e le forniture di servizi che servono alla Santa Sede. Una precisazione necessaria perché il nome stesso di “questioni riservate” potrebbe insinuare il dubbio che ci siano fondi segreti o azioni finanziarie che sfuggono al controllo. “No, non c’è alcun segreto sull’economia”, ha spiegato padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della SPE. “La trasparenza” rimane uno dei principi guida, ma “in casi di sicurezza dello Stato, del Papa o per preservare altri beni della Chiesa, è necessario che qualche attività o contratto sia sottoposto al controllo degli organi competenti e che venga richiesta l’autorizzazione della Commissione”.
Papa Francesco, sempre nel 2014, ha affidato al Revisore Generale il compito di effettuare la revisione (audit) dei Dicasteri della Curia Romana, delle Istituzioni legate o riferite alla Santa Sede e delle Amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Con l’emanazione del nuovo Statuto il 21 gennaio 2019, Papa Francesco ha indicato le funzioni e le competenze dell’Ufficio del Revisore Generale. Oltre a svolgere revisioni contabili autonome e indipendenti su tutte le Entità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, l’Ufficio del Revisore Generale svolge il ruolo di Autorità anticorruzione ai sensi della Convenzione di Mérida.
ALTRE RIFORME
Un secondo passo importante è avvenuto nel 2015, con la creazione della Segreteria per la Comunicazione, poi divenuta Dicastero per la Comunicazione, che ha accorpato ben 9 entità diverse (dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali alle diverse testate giornalistiche della Santa Sede, dalla tipografia alla Libreria Editrice Vaticana).
Il nuovo Dicastero, guidato dal 2015 al 2018 da un sacerdote, è stato poi affidato a un prefetto laico. L’accorpamento di tante realtà ha permesso un notevole risparmio (nell’ordine di diversi milioni) e una riduzione del personale (di circa 70 unità, persone che sono andate in pensione e non sono state sostituite), ma ha prodotto una moltiplicazione dell’offerta, che è cresciuto: oggi i media vaticani scrivono e trasmettono in 51 lingue (tra cui due lingue dei segni) con giornalisti provenienti da 69 diversi Paesi del mondo. Il nuovo portale Vatican News, composto da 35 portali linguistici, totalizza milioni di visualizzazioni e la Radio Vaticana, grazie ad accordi con un migliaio di stazioni radio in tutto il mondo, raggiunge ogni parte del globo. Il Dicastero per la Comunicazione fornisce immagini di qualità broadcast delle cerimonie e dei discorsi papali a tutte le emittenti del mondo.
Un altro passo nella riforma della curia è stata l’istituzione nel 2016 del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che ha unificato le competenze e le funzioni che erano appartenute al Pontificio Consiglio per i Laici e al Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il Dicastero è competente nelle materie di competenza della Sede Apostolica per la promozione della vita e dell’apostolato dei fedeli laici, per la cura pastorale della gioventù, della famiglia e della sua missione, secondo il disegno di Dio, e per la protezione e il sostegno della vita umana. In relazione a questi temi, il Dicastero promuove e organizza conferenze internazionali e altre iniziative che considerano sia la sfera ecclesiale che quella più ampia della società.
Sempre nel 2016, il Papa ha istituito il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. In esso sono confluite le competenze del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, del Pontificio Consiglio Cor Unum, del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute). Il Dicastero è competente per quanto riguarda Caritas Internationalis.
Nel novembre 2017 il Papa ha apportato modifiche anche alla Segreteria di Stato, che fino ad allora era composta da due sezioni, quella degli Affari generali (guidata dal Sostituto) e quella dei Rapporti con gli Stati (guidata dal Segretario per i Rapporti con gli Stati). Francesco ha infatti istituito una terza sezione, denominata Sezione per il Personale di ruolo Diplomatico della Santa Sede, rafforzando l’attuale ufficio del Delegato per le Rappresentanze Pontificie.
La Sezione, che dipende dalla Segreteria di Stato, con un proprio Segretario, vuole dimostrare l’attenzione e la vicinanza del Papa al personale diplomatico. Si occupa esclusivamente delle questioni relative alle persone che lavorano o si preparano al servizio diplomatico della Santa Sede – come la selezione, la formazione iniziale e continua, le condizioni di vita e di servizio, l’avanzamento, i congedi, ecc.
Un ulteriore passo è avvenuto lo scorso febbraio. Papa Francesco ha modificato con un Motu proprio la struttura interna della Congregazione per la Dottrina della Fede separando nettamente, con l’istituzione di due sezioni distinte, le competenze dottrinali e disciplinari, e assegnando a ciascuna un segretario. Il cardinale prefetto del Dicastero avrà quindi due vice. Lo scopo della riforma è quello di dare la giusta importanza anche alla sezione dottrinale e al suo ruolo fondamentale nella promozione della fede, senza lasciare che l’attività disciplinare passi in secondo piano, dopo decenni in cui sono stati spesi molti sforzi e risorse umane per esaminare i casi di abuso. In questo modo, con un proprio segretario, ogni sezione avrà più forza e più autonomia. Il Papa ha quindi nominato i due nuovi segretari, sostituendo l’unico segretario arcivescovile, trasferito a guidare la diocesi di Reggio Emilia. Nessuno dei due nuovi segretari è stato nominato vescovo.
RIFORME CHE SARANNO ATTUATE NELLE PROSSIME SETTIMANE
Arriviamo così alle ultime novità, ovvero a quella parte della riforma della Curia romana che la nuova Costituzione Apostolica stabilisce e che non era ancora stata messa in pratica.
La novità più importante è che ora il primo dicastero della Curia è quello per l’evangelizzazione che unifica la vecchia congregazione di Propaganda Fide e il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. La particolarità è che il prefetto di questo dicastero diventa il Papa stesso, che considera cruciale il tema dell’evangelizzazione. In concreto, il dicastero sarà retto da due pro-prefetti (uno per la sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo; e uno per la sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari).
La seconda novità riguarda l’unificazione nel nuovo Dicastero della Cultura della vecchia Congregazione per l’Educazione Cattolica e del vecchio Pontificio Consiglio della Cultura. Avrà un unico prefetto
Una terza novità della Costituzione è la trasformazione dell’Elemosineria apostolica, fino ad oggi un semplice Ufficio, che diventa ora il terzo Dicastero della Curia romana chiamato “Dicastero per il servizio della carità”.
Una quarta novità è la definizione con cui viene citato un organismo che non fa parte della Curia romana: quella che fino ad oggi era chiamata “Segreteria generale del Sinodo del Vescovi” ora diventa semplicemente “Segreteria generale del Sinodo”, perché nell’attuale processo sinodale – e in quelli futuri – si intende coinvolgere tutta la Chiesa.
Una quinta novità della Costituzione è la “scomparsa” dei cardinali alla guida delle istituzioni curiali. Mentre nella precedente costituzione, la Pastor Bonus, alla guida delle Congregazioni dovevano esserci dei porporati, ora non è più così. Neanche il Segretario di Stato viene detto che debba essere cardinale. Dunque il numero delle porpore curiali è destinato nel tempo a diminuire, e l’elezione del nuovo Papa sarà sempre più affidata ai cardinali che nel mondo guidano una diocesi. Gli unici tre cardinali citati nella “Praedicate Evangelium” sono il Camerlengo, il Prefetto del tribunale della Segnatura Apostolica, e il coordinatore del Consiglio per l’Economia.
CONSIDERAZIONI FINALI
Alcune considerazioni finali ma importanti:
“Praedicate Evangelium” è un documento che approfondisce e rende effettivi gli orientamenti del Concilio Vaticano II, che aveva come obiettivo originario proprio la risposta alla grande domanda di come annunciare il Vangelo in un tempo di cambiamento che alla fine si sarebbe rivelato – come sottolinea spesso Papa Francesco – un cambiamento d’epoca.
L’unificazione in un unico dicastero, guidato direttamente dal Papa, dell’antica e strutturatissima Congregazione Propaganda Fide (nota anche come Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli) e del relativamente nuovo Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, ha portato alla nascita di un nuovo dicastero e indica la priorità data all’evangelizzazione espressa nel documento fin dal titolo.
Come testimoniare la bellezza della fede cristiana alle nuove generazioni che non parlano o non capiscono le vecchie lingue? Come garantire che il lievito del Vangelo torni a lievitare la pasta sia delle società un tempo cristiane sia di quelle che ancora non conoscono Gesù Cristo?
La Chiesa che si impegna nel dialogo per evangelizzare è stata il leitmotiv degli ultimi pontificati, e ora questo aspetto viene ulteriormente enfatizzato anche nella struttura della Curia romana.
La Curia non è un organismo che agisce in nome proprio, un “potere” di governo sulle Chiese locali, ma piuttosto una struttura al servizio del ministero del Vescovo di Roma, che agisce in suo nome, su sua indicazione, esercitando un potere “vicario” rispetto a quello del Vicario di Cristo.
Un secondo elemento significativo della nuova costituzione è lo sviluppo di un desiderio espresso nei testi conciliari riguardo al ruolo dei laici.
Papa Francesco ricorda nel Preambolo che “Il Papa, i vescovi e gli altri ministri ordinati non sono gli unici evangelizzatori nella Chiesa… Ogni cristiano, in virtù del Battesimo, è un discepolo missionario nella misura in cui ha incontrato l’amore di Dio in Cristo Gesù”. Da qui il coinvolgimento di laici e laiche nei ruoli di governo e responsabilità. Se “qualsiasi fedele” può presiedere un Dicastero o un organismo curiale, “data la sua particolare competenza, potestà di governo e funzione particolare”, è perché ogni istituzione della Curia agisce in virtù della potestà affidatagli dal Papa.
Questo passaggio, che è già in atto, è radicato nella teologia conciliare del laicato. L’affermazione contenuta nella nuova Costituzione Apostolica chiarisce che un prefetto o un segretario di un Dicastero che sia vescovo non ha autorità in quanto tale, ma solo in quanto esercita l’autorità conferitagli dal Vescovo di Roma.
E questa autorità, all’interno della Curia romana, è la stessa sia che venga ricevuta da un vescovo, da un sacerdote, da un religioso, da un laico o da una laica. Viene così eliminata la precisazione contenuta nell’articolo 7 della costituzione apostolica Pastor Bonus – la precedente riforma strutturale della Curia romana, realizzata durante il pontificato di San Giovanni Paolo II – che afferma che “le questioni che richiedono l’esercizio della potestà di governo sono riservate a coloro che sono nell’ordine sacro”.
In questo modo, si realizza pienamente quanto stabilito dal Concilio e già incorporato nel diritto canonico, che riconosce che, in virtù del battesimo, “esiste tra tutti i fedeli cristiani una vera uguaglianza di dignità e di azione”.
Ovviamente, ha spiegato padre Gianfranco Ghirlanda, gesuita, canonista, che sarà creato cardinale nel prossimo concistoro, non ha senso pensare come capo di dicastero per i vescovi o per il clero o per la Dottrina della fede un laico o una laica. Ma certamente la presenza dei laici al dicastero per i Laici, la famiglia e la vita o a quello dello Sviluppo integrale o per il Dialogo interreligioso potrebbe essere giudicata l’opportunità. Perché la mentalità è che a capo di un dicastero ci sia una persona competente».
Papa Francesco, infine, ci tiene a contrastare la mentalità carrierista e per questo ha stabilito che gli incarichi per i sacerdoti e i religiosi nella Curia romana durino cinque anni, rinnovabili per altri cinque, e poi ritornano alle loro diocesi o ai loro istituti religiosi.